Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso

La storia della Chiesa principale del Comune

Data di pubblicazione:
05 Giugno 2019
Chiesa dei Santi Gervaso e Protaso

Le notizie più antiche circa l’esistenza della chiesa risalgono al 1289 e sono contenute nel Liber Notitiae Sactorum Mediolani. A queste segue un documento databile 1578, una cui copia è conservata presso l’archivio parrocchiale, che ne riporta l’intera pianta; essa ricalca quasi totalmente l’edificio odierno e ciò sta a significare che nel corso dei secoli non sono state fatte particolari trasformazioni all’assetto strutturale. Le uniche differenze consistono nella presenza dell’antico cemeterio intorno al lato occidentale e a quello orientale, la cui ubicazione mutò nel 1856; nella diversa posizione del campanile, che fino al 1866 si trovava antistante la chiesa, mentre oggi l’affianca sul lato orientale e nell’assenza della piccola sala oggi ospitante il fonte battesimale.

Dal disegno e dalle note sopra presenti apprendiamo che esisteva già la porta maggiore, ma questa non veniva utilizzata poiché non ancora accomodata; per questo si accedeva dall’uschio qual entra tutto il popolo, coincidente con l’attuale ingresso laterale. Di grande interesse sono le lettere che siglano le due cappelle laterali e quella centrale, rialzata dal piano di camminamento per mezzo di due gradini. Ad ovest la lettera C. è testimonianza dell’originaria presenza di un altare consacrato a Santa Caterina, mentre ad est una P. si configura come l’iniziale di Protaso, Santo protettore dell’ ecclesia. Al centro spicca una M. di chiaro riferimento alla Vergine Maria.

Come già detto, in seguito alla visita di San Carlo, si decise di intitolare l’altare maggiore ai Santi Gervaso e Protaso, di destituire Santa Caterina e sostituirla con l’Immacolata e far comparire il culto di Santa Eurosia.

Difatti nella descrizione stesa nel 1685 per mano del parroco Giovan Domenico Vanetti (1677-1707) all’interno di un documento contenente una nota sullo stato delle entrate della chiesa di Galliate leggiamo:

Il titolo di questa mia Chiesa Parochiale è di SS.ti Gervaso et Protaso. È di longhezza B. 15 et larghezza B. 10, è d’architettura gotica con una sol nave con il choro mag.e annessa la sacristia, et campanile con due campane.

Duoi altari sono nella d.a Chiesa, uno a man dritta risarcito di novo dedicato all’Immacolata Concet.e della B. V. et l’altro dall’altra parte intitolato a S.ta Eurosia V.M.

I lavori di ripristino delle cappelle e relativi protettori dovettero durare non poco, visto che dallo scritto del Vanetti veniamo a sapere che bisognava ancora saldare l’intagliatore et indoratore per l’ancona della B. V., il cui conto ammontava a ben 327 lire, da sommarsi alle spese affrontate dalla chiesa negli ultimi sette anni essendosi fatto un tabernacolo con architrave, risarcita una cappella con una statua della Concet.e et balustra.

Il Vanetti ci dona inoltre preziose informazioni circa il cimitero chiuso, ma angusto poiché solo di B. 9, contenente molte sepolture, di cui alcune hanno sop. a la pietra l’arma della casata.

Oggi l’interno della chiesa si presenta alquanto semplice; sul muro orientale della navata a fianco del portone centrale è murata la lapide che ricorda la fondazione della Cappellania intitolata ai Santi Vitale e Valeria dai fratelli Cardano, provvista di stemma della casata.

Sopra l’ingresso laterale campeggia una bella tela effigiante le due sorelle di Lazzaro: Marta di Betania e Maria, l’una rappresentata con il drago al guinzaglio, l’altra con spazzolino aspersorio e secchiello.

La cappella orientale, ora dedicata al culto di San Giuseppe ospita all’interno di una nicchia una statua del Santo col Bambin Gesù ed è arricchita alle pareti di due tele ad olio: la prima rappresenta San Francesco di Paola in saio marrone col cappuccio in testa e come attributi il bastone e la parola Charitas, la seconda raffigura Beatus Aloysius Gonzaga, in abiti da religioso con la cotta sopra la veste talare nera e le mani incrociate al petto in atto di sottomissione alla Vergine. Accanto a quest’opera si possono inoltre ammirare degli stralci di affreschi risalenti al XV secolo circa disposti su due differenti registri: in quello inferiore è possibile riconoscere un San Bernardino di Siena in saio francescano dal viso assai provato e avente in mano un libro a simboleggiare e ricordare un’intera vita spesa predicando per l’Italia; vicino a lui Santo Stefano, rappresentato giovane e imberbe in abiti da diacono con il sasso del martirio sulla spalla. Probabilmente l’affresco proseguiva con la rappresentazione di altri Santi e Martiri.

Il registro superiore presenta a sinistra l’immagine di Santa Caterina da Siena in abito domenicano di fronte al Crocifisso che ricorda l’impressione delle stigmate, a destra una Sant’Orsola in abiti regali damascati e corona, circondata dalle altre compagne, vergini e martiri, recanti in mano vessilli bianchi con croce rossa, a simboleggiare la vittoria sulla morte.

Una devota è inginocchiata di fronte a quella che ipotizziamo potesse essere una Vergine in trono con Bambino.

La cappella dell’Immacolata ospita all’interno della nicchia una pregiata statua di cui si è già fatta menzione e per la quale si rimanda al paragrafo successivo, la sepoltura del reverendo Don Ottavio Cardano e quattro tele, la prima raffigurante l’educazione della Vergine ad opera di Sant’Anna, la seconda il dolore del gruppo delle Addolorate, la terza rappresentante il Cristo avente in mano il cuore circondato di spine e l’ultima ritraente un giovane eremita (Sant’Alessio - San Giacomo Maggiore?).

Il presbiterio si presenta oggi alquanto spoglio rispetto al passato: l’altare marmoreo è alle sue spalle privo di qualsiasi orpello decorativo; per questo motivo spicca la semplice struttura che orna il tabernacolo sulla cui antina lavorata a sbalzo troviamo una raffigurazione di un pellicano intento a sfamare i suoi tre piccoli, accompagnata da un’Ultima Cena. Il coro fu rinnovato per volere di Don Antonio Salvioni (1969-1987) tra il 1971 e il 1974, quando il professore Marco Foderati, originario di Gallarate, fu chiamato a realizzare le due grandi vetrate decorate a grisaglia raffiguranti i Santi Gervaso e Protaso con in mano la palma del martirio e le due più piccole rappresentanti l’una la colomba con il fonte battesimale, l’altra l’agnello sacrificale con la croce.

La chiesa è inoltre dotata di altri affreschi realizzati nel 1897 ad opera degli artisti cremonesi Angelo Formenti ed Eugenio Stella: le vele della volta centrale ospitano i simboli dei quattro evangelisti mentre la copertura del presbiterio presenta un clipeo riccamente decorato all’interno del quale si trova l’usuale immagine della colomba ad ali spiegate.

Un Battesimo di Cristo decora la zona dove è posto il fonte battesimale.

Ultimo aggiornamento

Mercoledi 05 Giugno 2019